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  • Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

Due chiacchiere con Loreto Valente



Ciao Loreto come è nato il amore per la bicicletta?

Come tutti, ci siamo innamorati più o meno poco dopo aver imparato a camminare. Ricordo ancora come se fosse ieri la mia prima volta senza rotelle. Ho vivissimo il brivido di libertà provato e l’ombra a terra di mia madre che si staccava da me.

Tutti si innamorano della propria bici da piccoli, poi succede che col tempo, come nella vita, ci si lasci, anche sbagliando, per qualcosa di diverso. Col tempo si fa in tempo a tornare sui propri passi, anzi sui propri pedali.


A guardare i tuoi video sembra una protesi del tuo corpo!

Beh siamo magri tutt’e due, ma è la sua forma e la sua meccanica che ti porta a percepirla una parte di te più che qualsiasi altro mezzo


Dobbiamo evitare di inquinare, audi ha dichiarato che nel 2026 produrrà solamente auto elettriche, ma secondo te è possibile costruire la mobilità cittadina con bici e piste ciclabili.

Politica ed industria del petrolio/automotive tengono in scacco la nostra specie da più di un secolo. Il sistema è il maggior contribuente alle emissioni di Co2 eppure anche il più incentivato ogni volta che si tratta di aiutare l’”economia”. Ora sempre lo stesso sistema, per sopravvivere a se stesso, ci dice che bisogna sostituire i mezzi a combustione con quelli elettrici. Il che fondamentalmente è pari a spostare la polvere sotto il tappeto.

Tutti nell’ambiente sappiamo che dietro alla promessa di togliere smog dalle nostre strade si nasconde comunque la catastrofe ecologica della produzione e smaltimento delle batterie. Solo in Italia siamo 50 milioni circa di auto in circolazione, immagina quanto possa essere “green” la gestione, la produzione e lo smaltimento di tali mezzi.

Sia chiaro, gli studi dimostrano che l’auto elettrica impatterà meno che quella Diesel/benzina ma questo minor impatto ambientale non è assolutamente sufficiente a contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, ed ugualmente grave, l’auto elettrica non risolverà la congestione delle nostre città, i pericoli per chi le guida e per chi ne è al di fuori. Lo spazio pubblico continuerà prevalentemente ad essere divorato dalla sosta delle auto. Le nostre strade continueranno ad essere autorimesse a cielo aperto e i nostri quartieri off limits per le persone. Continueranno solo nel nostro paese a morire circa 3000 persone all’anno, 600 delle quali investite nel tentativo di attraversare la strada, continueremo a sperperare per la spesa sanitaria e per il consumo di suolo.

Certamente non è possibile basare la mobilità sul solo trasporto su bici. L’auto ad esempio è indispensabile in alcune zone a bassa densità abitativa ma è facilmente sostituibile nelle medie e grandi città.

Non tutti possono scegliere un mezzo meno ingombrante e meno pericoloso come una bici ma per le amministrazioni, spostare una percentuale di utenza delle strade dall’auto alla bici è fondamentale per il nostro futuro e per il benessere e la sicurezza di chi ci vive, soprattutto in città.

E questo si ottiene solo con politiche che mirino a far diminuire le auto in circolazione, che abbattano di fatto le velocità concesse ad esse ed attraverso la creazione di una rete di infrastrutture per mobilità dolce e più in generale con un progetto di riconversione industriale che ci consenta economicamente di sostenere il cambiamento.


A proposito di infrasttuture e piste ciclabili, ma perchè è così difficile farle?

Per una serie di motivi:

Le nostre strade cittadine non sono state mai pensate per gli attuali volumi in circolazione e per tanto dedicare anche solo una corsia alla mobilità dolce spesso incontra problemi di spazio.

La normativa è nuova e spesso nei nostri comuni mancano le competenze ed il coraggio per mettere in cantiere lavori per il supporto alla ciclabilità.

Dopo anni di autocentrismo le componenti sociali, in primis quella dei commercianti, si oppongono a qualsiasi cambiamento per l’incapacità di reinventarsi e la paura di perdere il cliente in sosta selvaggia.

Ce ne sono altre di motivazioni ma si entra fortemente nel tecnico. Eppure basterebbe veramente poco per ottenere tanto, come trasformare gli interi territori urbani in zone 20 o 30 km/h.

Abbattendo il gap di velocità tra veicoli a motore e bici si avrebbe automaticamente la strada di tutti, non solo di chi usa anche la bici.


A Sulmona si vota, ho letto i programmi e non si parla per nulla di mobilità, cosa chiederesti al prossimo sindaco?

I programmi sono davvero banali e deprimenti ma spesso i candidati evitano di prendere posizioni ben precise per paura di perdere parte di un potenziale elettorato.

Eppure Sulmona ha tutte le carte in regola per essere una Smart City e un hub del turismo nel centro Abruzzo.

Da un punto di vista prettamente viario va fatto un lavoro su tutti i campi della mobilità. È assurdo non avere un piano urbano della mobilità sostenibile. Va disegnata una rete ciclabile, ridisegnata l segnaletica orizzontale ridistribuendo gli spazi a scapito della mobilità pesante, incentivato l’acquisto di e-bike, installato stalli e rastrelliere ovunque, attrezzato il territorio con piattaforme di scambio a ridosso del centro per il trasporto merci, quando possibile, con e-cargo bike che facciano da spola tra il tir/furgone e il destinatario. Evitato assolutamente di permettere il transito di mezzi a motore da Piazza Tresca a Porta Napoli e smetterla di permettere a piazza Garibaldi di essere una rotonda autostradale. Va contrastato e vietato il transito e la sosta abusiva fuori le scuole durante l’ingresso è l’uscita dei minori istituendo le strade scolastiche. Ridata dignità ed efficienza alla navetta Ospedale-Stazione. È impensabile che nel 2022 all’arrivo di un treno da Roma ci siano 30 auto in sosta ad attendere i viaggiatori ed un mini-bus vuoto e malconcio i cui orari spesso non coincidono con quelli di treni.

Poi per quanto riguarda lo sviluppo del turismo e i provvedimenti per favorire il ripopolamento del centro si apre un altro capitolo molto articolato ma qui non vorrei appropriarmi di cattedre che non mi appartengono.

Di certo spero che il prossimo sindaco abbia la lungimiranza, le capacità ed il coraggio di guardare alla luna e di non accontentarsi di continuare a guardare il dito. L’economia degli anni 80 non tornerà più, abbiamo solo una possibilità, far tornare le persone a vivere in città attraverso l’offerta di turismo, servizi e un centro storico a misura di bambino.


Ultima domanda: ricordo che quando eravamo piccoli i miei mi regalarono una bici che è stato per molto tempo l'unico mio mezzo di trasporto , sbaglio o questa mentalità è cambiata e ora soprattutto si comprano scooter e minicar a manetta?

Lo sviluppo sregolato dell’automotive oltre a divorare la libertà e i giochi dei bambini divora anche le altre modalità di trasporto.

L’aumento del numero, del volume, delle velocità e delle mobilità con cui i più conducono una auto ha fatto si che per un circolo perverso i genitori percepiscano più sicure le minicar agli scooter figuriamoci se poi oggi abbiano fiducia di una bici.

I grandi complici sono stati fino ad oggi i nostri politici, che inadeguati o incapaci di assumersi le proprie responsabilità, hanno smesso di sognare prima di noi.

Ma magari mi sbaglio.

Vorrei concludere dicendo che è vero, non si può fare tutto con una bici, ma quasi tutto si.




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